Come anticipato dal rettore, Francesco Profumo, durante l’inaugurazione dell’anno accademico, il Politecnico si apre al territorio mettendo le capacità degli studenti e le nuove tecnologie al servizio delle necessità dei torinesi. Fino al 30 agosto 2011, infatti, i cittadini potranno sottoporre all’ateneo piccoli o grandi problemi con particolare attenzione alle persone in condizioni di disagio (persone diversamente abili, anziani, bambini, persone sole, ecc.). Gli universitari si ispireranno ai bisogni espressi per sviluppare progetti di ricerca che saranno finanziati con i fondi del 5 per mille destinati all’ateneo. Sul sito www.polito.it è disponibile il modulo attraverso il quale descrivere le problematiche. I progetti selezionati e realizzati saranno proposti all’incubatore di impresa I3P perché possano diventare impresa e creare nuovi posti di lavoro per giovani. Già nel 2010 il Politecnico ha finanziato con i fondi del 5 per mille otto progetti per studenti, proposti dagli studenti stessi, che spaziano dai progetti di sensibilizzazione al consumo di acqua potabile alla realizzazione di un servizio di telemedicina per i detenuti del complesso penitenziario torinese, dalla realizzazione di apparecchiature per la ricerca di persone disperse alla progettazione di robot per aiutare persone con disabilità motorie, fino alla realizzazione di un supporto anatomico per individuare precocemente la sindrome del tunnel carpale.
“Abbiamo fatto una proposta alla collettività – ha commentato Profumo – mettendo il nostro ateneo al servizio di un grande progetto comune, non solo per restituire alla comunità giovani preparati, creativi ed intraprendenti, ma anche per indirizzare le nostre capacità di ricerca e innovazione alla soluzione di grandi problemi sociali. Abbiamo immaginato un processo in cui tutti i cittadini possano contribuire a stabilire le priorità della ‘social innovation agenda’, che guiderà la direzione della nostra ricerca del prossimo futuro. In questo processo, devono avere un ruolo chiave i giovani, e per questo abbiamo pensato al coinvolgimento diretto degli studenti nello sviluppo dei progetti. Si tratta, credo, di una modalità innovativa di coinvolgimento della comunità, che ci auguriamo di poter ulteriormente potenziare nel futuro”.