Un’idea innovativa, che permette a tutti di godersi le delizie del proprio territorio a prezzi contenuti. Questa è la base sulla quale si fonda “L’Alveare che dice sì!”, una piattaforma online che mette in contatto produttori locali e consumatori, per sostenere l’acquisto di prodotti sani, genuini e a km 0, creando delle comunità virtuali che poi si ritrovano nella realtà per condividere il momento della spesa. Una moderna rete di gruppi d’acquisto 2.0.
Come tutto è nato
Eugenio Sapora, ideatore del progetto nonché responsabile di tutti gli alveari sparsi in giro per l’Italia, racconta a #ZipnewsInnovatori come è nata l’idea di sviluppare questo mercato 2.0: «L’alveare ha come obiettivo quello di ripensare ad un modo per fare la spesa in maniera intelligente e innovativa. L’idea è quella di creare una rete fit di gruppi d’acquisto, con il richiamo al mercato 2.0, in cui i consumatori dei quartieri di tutta Italia possono acquistare direttamente dal contadino, ai prezzi del contadino. E i prodotti si possono così ritirare all’interno dell’alveare del rispettivo quartiere, che può essere un bar o un ristorante che, per un’ora a settimana, si trasforma in un piccolo mercato effimero dove consumatori e produttori si uniscono per scambiare i vari prodotti».
Di che cosa si tratta
La piattaforma funziona in un modo semplice: i produttori locali, che si trovano in un raggio di massimo 250 km, pubblicano online la disponibilità dei loro prodotti e i consumatori, che si sono iscritti sul portale www.alvearechedicesi.it all’alveare (struttura creata su iniziativa del cittadino singolo, che seleziona una cerchia di membri di altri 4/5 produttori) più vicino a casa, scelgono cosa acquistare sul sito: si va dalla frutta e verdura, alla carne, dal vino al pane, al miele, al cioccolato. Una volta a settimana si creano dei piccoli mercati temporanei dove i produttori consegnano ai consumatori gli alimenti acquistati, incontrandosi direttamente senza intermediari. E Sapora spiega: «In questo modo è possibile creare un’occasione di socializzazione in una comunità che condivide l’esperienza d’acquisto, in cui parlare di consumo consapevole e produzione sostenibile». Si crea così un circolo virtuoso che permette ai produttori di trovare un canale di distribuzione alternativo, ai consumatori di acquistare prodotti a km 0 comodamente sotto casa e ai gestori, ossia quelle persone che gestiscono e organizzano l’incontro tra produttori e consumatori, la possibilità di un microreddito dato dalla percentuale per il servizio.
L’obiettivo
“L’Alveare che dice si!” ora è una piattaforma conosciuta in tutta Italia, ma Sapora non si accontenta: «L’alveare, per quanto riguarda i dati in possesso oggi, conta circa 150 nuclei in tutta Italia, tutti radicati sia in città che nei piccoli paesi. Li abbiamo a Torino, Ciriè, Roma, Ragusa, diciamo un po’ sparsi sull’intero territorio nazionale. Ci si può ampliare ancora, ma servono persone che coltivino una passione per il cibo e che vi dedichi un po’ del proprio tempo. L’obiettivo è di arrivare, con il tempo, a costituire 400/500 alveari, che possano costituire una vera e propria alternativa alla grande distribuzione organizzata».